
Follia Coronavirus
La situazione attuale dei locali e degli eventi, tra chiusure e rinvii
In questi giorni stiamo assistendo a uno scenario surreale. Che ci rivela da un lato l’ignoranza in cui versano le persone, trascinate da facili strumenti come la paura e l’istinto di sopravvivenza. Dall’altro, la grossa, enorme responsabilità di pubblici amministratori e media, chiamati a informare e gestire le emergenze ma non autorizzati a creare stati di panico, confusione e disinformazione.
A fronte di autorevoli virologi, biologi, scienziati che esortano a non drammatizzare spiegando la natura e la non pericolosità di questo virus, c’e una parte di società che specula sulla notizia, che crea titoli altisonanti e produce follie come la corsa di approvvigionamenti al supermercato.
Anche la distonia dei provvedimenti presi dalle autorità locali, che gestiscono la situazione in maniera disomogenea, ci lascia oltremodo perplessi. Bar chiusi a Milano ma aperti in Veneto e nelle altre regioni sensibili; luoghi di aggregazione serrati e ristoranti o disco pub abusivi aperti. Palestre in funzione ma piscine chiuse. Una follia.
Parole come “epidemia”, “contagio”, “pandemia”, che il preside del milanese liceo Volta, rivolgendosi ai suoi studenti e invitandoli alla razionalità, ha assimilato al capitolo de I Promessi Sposi in cui si parla della peste. E ci ha dimostrato che le reazioni di isteria e buio della ragione di fronte a un nemico invisibile (ma forse nel caso della peste erano motivate, per un virus para influenzale no!!!) sono innegabilmente rivelatrici di arretratezza e di ignoranza. Peccato che questa ignoranza significhi miliardi in fumo, attività azzoppate.
Rinviati appuntamenti cruciali per l’economia come Mido (la fiera dell’ottica), Salone del Mobile, Cosmoprof e altre fiere internazionali. Rinviato Mir.
E come al solito, anche in questa circostanza, emerge l’anarchia in cui versa il nostro settore, dove il momento di emergenza porta vantaggio a chi impunemente gestisce attività di pubblico intrattenimento senza averne licenza e chi ha titolo per farlo e responsabilmente rimane chiuso attenendosi alle disposizioni dei governatori regionali e dei sindaci.
La nostra categoria, o meglio quella parte legittima e imprenditoriale della nostra categoria, sta agendo nel rispetto del vivere civile. Non c’è rispetto invece, da parte di chi lascia operare gli abusivi: i disco pub che esortano ad andare alle loro feste, i ristoranti che mettono la musica per fare la serata danzante invitando anche il virus.
Audiocoop, Asmea, Aia e Rete dei Festival hanno chiesto lo stato di crisi per il settore musicale alle istituzioni, sottolineando l’atteggiamento di responsabilità degli operatori ma altresì l’impasse in cui versa tutto il comparto della musica dal vivo, la defezione delle attività musicali dentro le scuole, la cancellazione di festival ed eventi, la mobilità bloccata e il blocco dell’attività produttiva con danni ingenti. Perciò, viene chiesto un tavolo di crisi. Confcommercio ha stimato un danno per circa 7 miliardi di euro se il panico continuasse fino a maggio, mentre Banca di Italia ha stimato una riduzione del Pil dello 0,2% nell’arco di un anno. Crollo di prenotazioni per Pasqua (-146 miliardi di euro). Per il commercio internazionale il danno paventato è di 138 miliardi di euro.