
Progetto Ibiza, Salento, Riviera Adriatica
Parole e idee del presidente Maurizio Pasca
Un grande triangolo del divertimento che comprende Ibiza, il Salento e la Romagna. Lotta all’abusivismo, flussi controllati, locali gestiti come una voce del Pil con personale formato e controlli agli ingressi, collaborazione con le prefetture sono solo alcune delle idee da cui ripartire. Il presidente Maurizio Pasca reagisce con fermezza all’immagine delle discoteche come capro espiatorio di qualsiasi dissesto sociale: alcol, fumo, sballo, atti di rilievo penale. “Basta criminalizzare le discoteche. Lo ha evidenziato anche uno degli ultimi reportage di La Repubblica con Miss Keta: la gente si sposta per club, beve drink a tre euro, arriva ai nostri locali che è già con un tasso etilico elevato nel sangue. Siamo l’unico paese d’Europa dove l’intrattenimento è criminalizzato; altrove ne fanno una voce importante del Pil, noi lo vessiamo”.
Non sono i locali la fucina dello sballo. Come disse Paolo Crepet al convegno organizzato da Silb durante il Music Inside Rimini di maggio, la crisi è all’interno delle famiglie e i genitori devono tornare a fare i genitori verificando che la paghetta non finisca in spritz e smettendo di fare gli adolescenti. “Ci sono casi di irresponsabilità che vanno duramente puniti e questo nel protocollo lo abbiamo sancito. Ma, al di là dei pochi, gran parte dei nostri imprenditori è gente sana, che vuole un divertimento sicuro”.
Il Salento
“Il Salento fino a pochi anni fa era meta di migliaia di giovani. Non c’erano strutture idonee ad accoglierli in modo organizzato, abbiamo avuto amministrazioni incompetenti e incapaci, mentre Ibiza ha avuto la capacità di coniugare il turismo giovanile con quello familiare e quello abbiente. Ora in Salento tanti locali stanno chiudendo perché da una parte hanno trovato difformità di natura edilizia, dall’altra uno stabilimento balneare come il Samsara non aveva la licenza e lo hanno bloccato mentre altri continuano impuniti. È un’incapacità collettiva di vedere il potenziale del comparto e la responsabilità è per la gran parte delle amministrazioni che considerano le discoteche un problema, non un valore ascrivibile alla ricettività turistica giovane e meno giovane. Guardiamo cosa sta facendo la Versilia, che ha messo in rete le informazioni con www.discotecheversilia.it e sta avendo il pienone sette giorni su sette.

Esempi Europei
Ma guardiamo anche oltre i nostri confini. A Tomorrowland in Belgio arrivano 300.000 persone da tutta Europa con un indotto oliato alla perfezione.
Un rapporto di Oxford Economics di qualche tempo fa quantificava in 6,5 milioni i turisti amanti della musica che visitano il Regno Unito seguendo con quella finalità, producendo un giro d’affari di 2,2 miliardi di sterline oltre a garantire ogni anno 25mila posti di lavoro. Il turismo parte dalla musica e spinge i visitatori verso varie città del paese.
Altro festival importante è il Sonar in Spagna, focalizzato sulla musica elettronica ma trasformato dagli organizzatori in punto di riferimento per l’intera cultura digitale e per il mondo dell’high tech, oltre che in bacino per la scoperta di talenti emergenti. Bar, alberghi, compagnie aeree, sistema produttivo sono rientrati in un indotto che cresce con sistematicità.
Nel 2016 il Primavera Sound Barcellona aveva una ricaduta di 95 milioni di euro. Profilo spettatori: 25-35enni con un potere d’acquisto medio alto (ma non scarseggiano 40 -50enni). A comporre il pubblico per il 46% stranieri che provengono da oltre 140 paesi. I finanziamenti statali sono meno del 2% del budget di 11 mln di euro, il resto arriva da sponsor. Le spese vive degli spettatori raggiungono i 40 milioni di euro con una spesa pro capite di circa 800 euro solo per biglietti e spostamento. 19 mln di euro finiscono nelle tasche del fisco.

La situazione italiana
E noi? Noi abbiamo chiuso il Cocoricò per un episodio critico, abbiamo sulla testa la spada di Damocle dell’articolo 100 del Tulps che ci impone responsabilità amministrative e civilistiche infinite.
Pensiamo al caso di Bergamo, del Setai: una persona cerca di investirne altre due in motorino e ne uccide una fuori dalla discoteca, sulla statale, e il locale rischia la chiusura per tre mesi? Quindi il disagio sociale ricade sulle discoteche ma se accadesse fuori da un bar non chiuderebbe il bar, se accadesse fuori da scuola non chiuderebbe la scuola! Basta, siamo stanchi.
Ritornerò con il progetto Ibiza, Salento, Riviera Adriatica. Stiamo organizzando anche un festival delle etichette indipendenti nei locali italiani. E intendiamo pagarci la forza pubblica permanente nei locali. Saremo ferrei con chi non rispetta le regole e premieremo chi è virtuoso con un Albo discoteche sicure. Vogliamo che il comparto, che fattura un miliardo di euro più un altro miliardo con l’abusivismo, torni a essere una risorsa economica e turistica. A Ibiza non esistono abusivi, il governatore gestisce molto bene i propri rapporti con i locali, la pubblica amministrazione collabora con gli imprenditori. Ricordo al Winter Music conference di Miami, la polizia in quattro giorni di concerti aiutava a far defluire le auto. Bisogna lavorare insieme per farlo tornare a essere divertimento, sano e profittevole. Se in tutta Europa funziona a meraviglia e qui no, facciamoci una domanda e diamo anche la risposta.”